Le Confraternite Religiose nel passato

 

Vita e attività delle Confraternite

Quanto segue, salvo le illustrazioni, è stato tratto dalla Monografia del Monsignor Delmo Lebole "Storia della Chiesa Biellese - Le Confraternite- Vol.I - Le Confraternite di Graglia (secc XIV -XVI)"

(Testo a stampa pubblicato da Unione Biellese - Biella)

 

 

Le Regole e gli Statuti

Tra i documenti più antichi e più importanti delle Confraternite biellesi, meritano un posto di primo piano le Regole o Statuti. Lo Statuto più antico è quello dei disciplini di San Cassiano di Biella; esiste il testo originale compilato dal francescano fra Mattia de Salomone di Biella nel 1524.

Altri Statuti si trovano in diverse confraternite, tra le quali quella di S.Croce di Graglia composto da fra Arcangelo di Crevacuore dei PP. Domenicani di Vercelli e approvato dal Superiore dei Domenicani e dal Vicario Generale di Vercelli nel 1584. Alle "Regole" si affiancò, nella seconda metà del XVI secolo, la Regola Generale di San Carlo che divenne, nel giro di pochi anni, il documento base di tutti i disciplini biellesi.

Gli Statuti subirono, attraverso i secoli, molte modifiche al fine anche di sostituire norme non più confacenti ai tempi; in particolare risultano modificati quei capitoli riguardanti il Consiglio di Amministrazione.

 
 

 

La recita dell'Ufficio

Le confraternite erano, nella stragrande maggioranza composte da uomini e da donne. Queste ultime non avevano divisa, eccezion fatta per alcuni casi, come a Graglia o per le Umiliate; non recitavano l'Ufficio, ma erano tenute a preghiere particolari, come la recita della Corona; quasi sempre erano rette da una priora e da una sottopriora.

La recita dell'Ufficio era riservata ai confratelli. er questo si radunavano nel coro delle loro chiese, che poteva trovarsi dietro all'altare maggiore. I confratelli non dovevano essere visti dagli altri fedeli durante le Ufficiature e le loro pratiche di pietà; per questo i cori erano chiusi con porte a lato dell'altare e dai loro stalli potevano vedere l'elevazione dell'Ostia e del Calice durante la S.Messa attraverso una grata posta sopra l'altare.

L'Ufficio che recitavano era generalmente quello della Madonna; poteva essere cantato letto; per tale preghiera si radunavano tutte le feste e le domeniche, sia al mattino che alla sera, prima o dopo le funzioni parrocchiali.

 

Le processioni

Le processioni formavano un'altra delle pratiche più importanti delle confraternite. Esse partecipavano alle processioni generali, come quelle del Corpus Domini e delle Rogazioni; facevano altre processioni particolari, sotto la guida del loro Cappellano. Quasi tutte pellegrinavano, almeno una volta all'anno, al Santuario di Oropa, pratica che si trova già in auge nel secolo XVI. Durante questo pellegrinaggio, molte confraternite, grazie ai lasciti di benefattori, offrivano ai propri membri, un pasto che consumavano in un edificio chiamato "fabrica de disciplini et passagieri".

La generosità di coloro che avevano fatto questi lasciti era ricompensata con canti di numerosi De Profundis e di Litanie, prima e dopo la refezione comune. Nella Visita Pastorale del 1681 si faceva però notare che questo pasto era sovente occasione di risse, ubriachezza e altri gravi scandali tanto che il Vescovo minacciava di abolirlo.

Una delle processioni più celebri fu quella che si compiva la sera del Giovedì Santo per la visita dei Sepolcri; in alcuni paesi, come a Viverone, si visitavano tutte le Chiese del paese e per ultima la parrocchiale dove si adorava il SS.Sacramento. Prima o dopo la processione, il priore, aiutato dal vicepriore, lavava i piedi a dodici confratelli, a ricordo di quanto aveva fatto Gesù con i suoi Apostoli.

La divisa

La divisa consisteva in un lungo camice a forma di "sacco", cinto ai fianchi da un cingolo e con un cappuccio con due aperture all'altezza degli occhi, dello stesso colore. Il colore variava secondo le aggregazioni alle Arciconfraternite o le dipendenze dai vari ordini monastici (Francescani, Domenicani, Agostiniani). In alcuni casi la divisa era completata da un medaglione, applicato all'altezza del cuore, su cui era dipinta o scolpita un'immagine sacra riguardante il titolo della confraternita.

I disciplini di alcune confraternite portavano un abito con un buco sulla schiena, reminiscenza di una apertura apribile nell'abito in uso quando si faceva la disciplina. Nel Settecento si trovavano compagnie di disciplini con divisa azzurra, altre con bastone e cappello da pellegrini, altre con "pellegrina", cioè mozzetta, generalmente di diverso colore, sopra al camice.

Non tutti gli iscritti però erano provvisti d'abito, tanto che nella seconda metà del secolo XVII, il Vescovo minacciava, durante le Visite Pastorali, di espellere dalle confraternite coloro che non se lo fossero procurato entro un certo limite di tempo ed ordinava di non accettare nuovi candidati se prima non si fossero procurati la divisa. La divisa era considerata come un oggetto sacro, tanto che non si poteva portarla nelle case, ma fuori dalle funzioni doveva essere conservata, appesa o depositata in cassoni, nei singoli oratori.

La disciplina

Gli Statuti cinquecenteschi parlano tutti della flagellazione e ne indicano anche il modo ed il rito. Ma nel secolo XVII questa usanza cominciò a diminuire. In alcune confraternite la flagellazione si limitò ben presto alla sera del Giovedì Santo o per castigare alcune colpe e trasgressione alle Regole.

Gli "Ufficiali"

Il corpo dirigente delle confraternite era generalmente composto da un priore, un vicepriore, un maestro dei novizi, alcuni procuratori, un numero variante di consiglieri, un segretario, alcuni regolatori dell'Ufficio e delle processioni, alcuni infermieri e dai sacrestani. All'inizio del '500 queste cariche erano rinnovate tre volte all'anno; poi solo due volte e dal secolo XVII in avanti una sola volta.

L'elezione del Priore era fatta a voti segreti dai confratelli, quasi sempre su una rosa di tre candidati; dopo la riforma di San Carlo a tale elezione doveva essere presente il Parroco, che sovente raccoglieva i voti all'altare, dopo aver invocato l'aiuto dello Spirito Santo con il canto del Veni Creator. Gli amministratori, al termine del loro mandato dovevano presentare i conti del loro operato e anche per questo era richiesta la presenta del Curato.

Il Maestro dei Novizi aveva il compito di preparare gli aspiranti-confratelli, che venivano accolti nella compagnia dopo un anno di prova o noviziato. Oltre le offerte che erano fatte dai confratelli e alla chiesa, i priori facevano anche delle questue sul territorio della parrocchia, raccogliendo generi in denaro o in natura, che poi venivano venduti al pubblico incanto.

Il culto dei morti

Il suffragio ed il culto dei morti furono sempre tenuti in primo ordine tra i confratelli. Nelle stesse confraternite si eressero delle compagnie del Suffragio per assicurarsi degli aiuti spirituali dopo morte. Gli iscritti pagavano una piccola tassa annuale e alla morte di un confratello o di una consorella i superstiti erano tenuti a far celebrare ciascuno una Messa entro il termine di un mese. Si onoravano i confratelli defunti partecipando in divisa alle sepolture; quattro confratelli portavano il defunto e gli altri lo accompagnavano con ceri in mano.

Prima o dopo la sepoltura, o la domenica seguente recitavano in di lui suffragio l'Ufficio dei defunti o i sette salmi penitenziali. Durante l'anno e soprattutto nell'Ottava dei Morti facevano celebrare funerali per tutti i confratelli e benefattori defunti. Si prendeva parte anche alle sepolture dei non iscritti, dietro però una ricompensa in denaro o in cera. Per maggiormente elargire le grazie spirituali concesse alle diverse confraternite, si accettavano nelle compagnie anche persone in punto di morte.

Si avevano tombe particolari nelle chiese parrocchiali o nelle stesse chiese delle confraternite, una per i confratelli e l'altra per le consorelle. La confraternita che aveva il compito di assistere i condannati a morte, aveva un sepolcro nella propria chiesa riservato a questi disgraziati.

Donazioni e lasciti.

Nel passato tutte le confraternite ebbero una discreta e a volte notevole potenzialità economica, basata sui lasciti dei terreni e di case, donati dai confratelli e da benefattori. Quasi sempre questi lasciti erano gravati di oneri di Messe che facevano celebrare dal Cappellano.

Sul finire del secolo XVII quasi tutti i beni delle confraternite furono venduti per ordine del Governo Piemontese e il denaro ricavato investito in titoli di Stato, che dopo pochi anni non avevano più alcun valore. Così che le confraternite si trovarono prive di beni e di denaro e molte furono costrette a licenziare anche il Cappellano. Simile fine fecero anche le argenterie delle loro chiese e le campane.

Opere di carità

Nel panorama delle attività delle confraternite, attraverso i secoli, non vanno dimenticate le numerose "opere pie" fondate. Vanno ricordate le istituzioni di ospedali per malati e pellegrini, i Monti di Pietà, gli Orfanatrofi e l'assistenza ai carcerati ed ai condannati a morte.

Particolare cura era dedicata ai confratelli malati che venivano assistiti materialmente e spiritualmente nelle loro case; alcune confraternite avevano eretto una camera presso di loro per ricoverare qualche confratello infermo. Non mancavano mai le offerte per gli ebrei e per gli eretici convertiti, per i pellegrini e per i poveri; per questi ultimi si facevano delle distribuzioni annuali di pane, distribuzione che avveniva dopo il canto di una Messa solenne in occasione di certe Feste e solennità.

Presso diverse confraternite vi erano anche lasciti per procurare la dote a giovani povere, le quali doti erano offerte con la pubblicità di una processione, a cui le candidate dovevano sottostare.

Relazioni non sempre facili

Non sono mancate di certo nel corso della quotidianità di vita delle e nelle confraternite momenti di difficoltà nelle relazioni interpersonali. Sono state rilevate da documenti e da episodi riportati, liti tra confraternite per i diritti di precedenza in città od anche per l'abito dei confratelli ed in alcuni casi, diverbio con i parroci che a volte si vedevano lesi nei propri diritti. Quando poi le confraternite avevano sede nella chiesa parrocchiale, la convivenza non fu sempre pacifica. D'altra parte va anche rilevato che molte confraternite diedero aiuti notevoli alle parrocchie come successo alla fine del secolo XVI quando alcuni confratelli aiutavano il pievano nell'esercizio della dottrina cristiana o tenevano il catechismo per i fanciulli. Molti altri disciplini cedettero le loro chiese alle parrocchie; in qualche caso venne venduta la chiesa della confraternita per contribuire alla costruzione della chiesa parrocchiale.

Da notare che in caso di epidemie le chiese delle confraternite erano sovente adibite a lazzareti o ad ospedali. Si deve ricordare anche il fatto che alcune confraternite furono soppresse per aumentare la dote delle parrocchie di riferimento. Spesso le confraternite si resero anche benemerite nel campo della pubblica istruzione mediante l'opera dei loro cappellani per la scuola dei ragazzi e contribuendo anche alla fondazione dei primi Asili. Nelle loro chiese e oratori venivano anche rappresentati drammi sacri ( a Graglia si svolgeva la rappresentazione del Giudizio Universale).

Le chiese delle Confraternite

Le confraternite più antiche ebbero tutte una chiesa propria, quasi sempre da esse costruita. Quelle fondate dal secolo XVII in avanti preferirono invece adattare alle loro Ufficiature degli oratori già esistenti, posti in località comode e vicine alle parrocchie, oppure delle cappelle laterali, situate nelle stesse chiese parrocchiali. Altre ancora si costruirono delle grandi cappelle, collegate intimamente alle chiese parrocchiali.

Le chiese delle confraternite erano formate da due parti: l'oratorio ovvero coro dei confratelli e la navata o chiesa pubblica; divideva le due parti l'altare maggiore che occupava tutta l'ampiezza del presbiterio, con due porte laterali che davano adito al coro. Il coro conteneva lungo le pareti gli stalli dei confratelli e al centro un grande leggio; su quest'ultimo si collocava l'antifonario e il libro per le letture dell'Ufficio. Fra gli stalli dei confratelli emergeva per maggior ricchezza di sculture, la cattedra del priore collocata abitualmente nella parte centrale.

Nel secolo XVII l'oratorio dei confratelli servì quasi sempre anche da sacrestia e per conservare i paramenti si costruirono degli armadi incassati nella parte inferiore dell'altare maggiore e chiusi da portelle in noce, scolpite a motivi geometrici. Con la costruzione delle sacrestie, di cui quasi tutte le chiese delle confraternite nel secolo XVIII furono dotate, questi armadi servirono a diversi usi, non ultimo quello della custodia degli abiti dei confratelli mentre per i paramenti si fecero scolpire altri grandi armadi, detti "cardenzoni" non meno eleganti che vennero collocati nelle nuove sacrestie.

Nel '700 non ci fu quasi nessuna confraternita che non possedesse vasi sacri, calici, ostensori, pissidi, croci processionali e turiboli tutti in argento cesellato. A fine secolo, tutta questa argenteria fu quasi interamente requisita, distruggendo così, non tanto il valore per la preziosità del materiale, quanto piuttosto il valore artistico, frutto di sacrifici di diversi secoli.

La chiesa pubblica

La chiesa pubblica era poco più ampia del coro dei confratelli ed era aperta a tutti. Quasi dovunque era ad una sola navata e lungo i suoi muri si aprivano diverse cappelle che racchiudevano altari laterali. Divideva la chiesa pubblica dal presbiterio un "architrave" scolpito su sui era collocato un grande Crocifisso.

Alle cappelle laterali erano eretti diversi benefici ecclesiastici, con oneri di Messe, magari settimanali, che erano adempiuti dal Cappellano della confraternita. Anche questi altari furono, nel tempo, completati con ancone lignee dovute alle migliori scuole artigianali locali. Le pareti e la volta delle cappelle erano poi ornate con pregevoli stucchi, opera di valenti mastri stuccatori.

Un tempo in queste chiese era permesso soltanto la Messa festiva, che doveva essere celebrata "in aurora", prima o dopo la recita del Mattutino da parte dei confratelli, fuori dal tempo delle Messe parrocchiali. Furono i numerosi legati del secolo XVII, che richiesero la celebrazione di Messe anche lungo la settimana e sovente anche ad altari laterali.

Non si conservava abitualmente il SS. Sacramento nel tabernacolo dell'altare maggiore, essendo questa una prerogativa delle chiese parrocchiali e quando, dietro il permesso scritto del Vescovo, si conservava per dare la Benedizione Eucaristica in alcune rare solennità, doveva essere consumato durante una Messa del giorno dopo e la confraternita pagava una persona perché ne facesse la guardia durante la notte. Da notare che la mancanza della presenza delle Specie Eucaristiche era anche dovuta al fatto che i confratelli si accostavano alla Comunione non più di tre o quattro volte all'anno.

Lo stesso dicasi per la confessione, il che spiega come i confessionali entrarono nelle chiese delle confraternite solo sul finire del secolo XVI. Per molto tempo in queste chiese potevano confessarsi solo i confratelli e non gli altri fedeli. Anche per i confessionali, generalmente non più di uno per chiesa , si hanno pregevoli lavori di scultura.

I campanili

Completava la chiesa il campanile. Fino ai primi del '600 le confraternite non potevano avere più di una campana che veniva suonata per chiamare i confratelli alle funzioni e per dare il segno in occasione della morte di qualche confratello. Il più delle volte questa campana era montata su due pilastri, collocati sulla facciata o su un muro della chiesa stessa.

Solo le confraternite più facoltose si permisero il lusso della costruzione di un vero campanile nel secolo XVI. Permesso poi un maggior numero di campane, nel secolo successivo il campanile divenne comune anche per le chiese delle confraternite.

I sepolcri

Abitualmente in queste chiese non vi erano sepolcri. potevano far eccezione quelle chiese delle confraternite che sorgevano su preesistenti cimiteri. I confratelli avevano sepolcri, distinti uno per gli uomini ed uno per le donne, nelle chiese parrocchiali. Si nota in una chieda di una confraternita un sepolcro riservato ai condannati a morte, in relazione alla specifica funzione di assistenza ai condannati attribuita alla confraternita.