La chiesa di S. Croce

 

Introduzione

La Chiesa di S. Croce sorse nel 1576 con l'istituzione dell'omonima Confraternita.

Va ricordata la supplica che il Comune di Graglia rivolse al Vescovo di Vercelli affinché la Confraternita di S. Croce unisse all’erigenda chiesa l’Oratorio di S. Rocco, iniziato dal Comune da diversi anni, a seguito di un voto e mai completato. Con l’erezione di due nuove Compagnie del SS. Nome di Gesù e del S. Rosario venivano costruiti due altari laterali sotto lo stesso titolo. Dalle Visite Pastorali si rileva che nel 1602 gli altari della Chiesa erano saliti a cinque, anche se l’intero edificio mancava ancora del pavimento.

A distanza di pochi anni, la Chiesa di S. Croce abbisognava già di una totale ricostruzione. Si incominciò dal coro dei confratelli, che fu rifatto nel 1608, insieme con la costruzione del campanile.

(Le notizie sono state rilevate dalla Monografia di Monsignor Delmo Lebole “Storia della Chiesa Biellese – Le Confraternite –Volume I, Le Confraternite di Graglia (secc. XIV – XVI)”
Testo a stampa pubblicato da Unione Biellese – Biella.

 

La chiesa di Santa Croce

Motivazioni dei pagamenti rilevate dal Libro dei conti:

1610 “per l’aguggia del campanile”;
1611 “per il sollaro sopra l’Altare fatto di assi di pioppo”;
1612 “per la volta e il cornicione dell’oratorio inbiancata da Bernardo Borrione”;
1614 “per il compimento della pitura sopra la serad.a del Incona del altare mag.re”;
1616 “per mastro Gio.Maffeo che ha acomodato la capela di S.to rocho”;
1616 “per i banchi di noce dell’oratorio, per un credenzone e un confessionale”;
1616 “per le cornici atorno l’oratorio per atacar li habiti delli confratelli”.
• Nel 1628 risulta che si era “fabricato un nuovo oratorio et campanile di mediocre altezza ed il restante della Chiesa si era in procinto di riedificarla e rinnovarla”.
• Nel 1637 si stabilì di riedificarla non più nello stesso luogo, umido e malsano, ma nelle vicinanze.
• Il 23 marzo 1638 alcuni confratelli presentarono al Vescovo di Vercelli che si trovava in Visita Pastorale a Salussola la richiesta di “demolir detta Chiesa, et trasferirla in luogo più opportuno, eminente et sano con le Cappelle in essa errette et fondate con loro Rag.ni, Indulgenze et Privilegij”.
• Il 30 gennaio 1639, venne messa all'incanto la prima pietra e la sua posa spettò a Giovanni fu Bartolomeo Bertello, avendo egli offerto "doppie tre e un quarto".

 

La “nuova” chiesa di Santa Croce

1639 Si presume che l’architetto sia stato mastro Ludovico Ramma. Dal libro delle spese: “per tanto cartone et pece per far il tipo osia disegno della nuova chiesa soldi quindeci” “per fattura del detto disegno a m.ro lod.co rama livre 3”. Nomi ricorrenti come esecutori: Mastro Simone Ponchia e mastri Nicolino Astrua, Gio. Astrua e Perrotto Astrua. Per i mattoni si impiantò una fornace nel castello stesso.
1640 Si gettarono anche le fondamenta di un nuovo campanile, che però non venne mai ultimato e fu rifatto verso la fine del secolo.
1644 Si costruì un altare maggiore provvisorio.
1654 Dopo un periodo di stasi furono ripresi i lavori con la costruzione dell’oratorio dei confratelli.
1656 La Chiesa viene benedetta, pur mancando tutti i lavori di rifinitura.
1659 Venero collaudate la facciata e le opere murarie delle cappelle laterali a cura dell’agrimensore ed estimatore per le fabriche e le opere murarie di S.A.R. Pietro Boriono.
1660 La Chiesa mancava ancora di volta.
1667 Venne costruita la volta a cura dei mastri Stefano di Steffano e Gio. Antonio Astrua, con il cornicione a stucchi e teste d’angeli.
1670 Viene benedetto l’altare maggiore, opera del mastro Stefano di Steffano, costruito in muratura, con un ampio dossale che teneva tutta l’ampiezza della chiesa e la divideva dall’oratorio, al quale si accedeva attraverso due porte.
1707 Dopo l’unione delle due Confraternite, si stabilì che nell’icone centrale fosse dipinta la SS. Trinità, dipinto eseguito da ignoto pittore di Torino. Il dipinto, restaurato, è stato ricollocato al centro dell'icone nel mese di giugno 2015. La cerimonia di benedizione è avvenuta il 31 maggio 2015 nel corso della Messa celebrata dal Parroco Don Paolo Dell'Angelo e concelebrata dal Parroco Emerito Don Bruno Beggiato. La presentazione del dipinto è stata effettuata dal Priore Enzo Clerico. La cerimonia è stata sottolineata dai canti liturgici dei Confratelli e Consorelle diretti dal Maestro Renzo Boin, accompagnati dall'organista Alessandro Rigola. L'opera di restauro è stata affidata alla restauratrice Anna Luisa Gabino, oriunda di Graglia, residente a Torino. Il 26 luglio 2015, Festività di S.Anna, Patrona dell'antichissima primigenia Confraternita, Monsignor Gabriele Mana, Vescovo di Biella, ha reso omaggio all'opera nel corso della Messa solenne celebrata per l'occasione.
1719 Nuova struttura della facciata della Chiesa per opera del mastro Enrico Ramma.
1720 L’altare maggiore venne sopraelevato di un gradino oltre la mensa, scolpito ed indorato.
1726 Venne scolpito il Confessionale della Chiesa dal mastro Bernardo Zo “su la fattura di quello della Parochiale del Borgo di Mongrando”.
1727 Venne completato l’Oratorio con la realizzazione degli stalli scolpiti in legno che ornano, per l’intera lunghezza, le tre pareti del coro. Al centro domina la cattedra del Priore, più ornata e con bracciali e a lata stanno ventotto stalli, lavorati a motivi geometrici e floreali, mentre nella sommità la cornice è completata da una serie di angeli, recanti i simboli della Passione.
1740 Si incorporò nel retro dell’altare maggiore un armadio, scolpito da Bernardo Zo, “ per ivi reponer le supeletili della Confraternita”.
1752 Si collocò un prezioso tabernacolo eseguito in legno da mastro Gaspare Serra da Tollegno.
1757 Venne collocato al centro dell’Oratorio il Leggio, ovvero “un letturile per riporre i libri della Compagnia”.
1760 Venne costruita l’Orchestra.
1763 L’Orchestra viene dotata dell’Organo per opera del Sac. Giuseppe Maria Regozzi. L'organo è fra i più antichi del Biellese e tutt'oggi ancora integro nella sua fattura originale. Dal Libro dei conti della Confraternita si ritrova la ricevuta di Lire 530 ed il saldo fattura dell'organo pagato il 3 marzo 1769. Nel corso del 2013 si è proceduto ad un completo ed integrale restauro, riportandolo totalmente agli antichi splendori.
1771 Viene rifatto l’altare maggiore e sostituito con altro più semplice detto “alla Romana”, disegnato ed eseguito dai mastri Belmello e Pietro Buscaglione.
1773 Venne dipinta l’Orchestra per opera del pittore Giovanni Antonio Genta di Biella.
1777 Viene ridisegnata e rifatta la sacrestia “minaciante rovina e molto angusta” utilizzando anche materiale derivante dalla demolizione dell’altare maggiore.
1842 Venne realizzata dal mastro Buscaglione la bussola della porta d’entrata.
1853 Venne sostituita la balaustra in legno dell’altare maggiore, che si trovava in pessimo stato, con una in marmo per opera dei marmorini fratelli Giacomo e Paolo Bottinelli di Biella. Sull'altare maggiore, costruito nel 1776 su disegno ed esecuzione dei mastri Belmello e Pietro Buscaglione , si trova il tabernacolo, opera dello scultore Gaspare Serra di Tollegno che lo eseguì nel 1752. I candelieri ed i diversi reliquari, sono opera del 1777 eseguiti con ogni probabilità da Antonio Serpentiere.

Stendardi, gonfaloni ed insegne nel tempo

Fin dal 1576 esisteva in “loco di Graglia” un’altra Confraternita, sotto il titolo di S.Croce e quando nel 1680 la Confraternita di S.Anna, con la quale non ci furono mai grandi screzi, si trovò in difficoltà a causa della chiesa che minacciava rovina, fu la Confraternita sorella che l’accolse nella sua sede, fondendosi in un’unica associazione col nome di Confraternita della SS.Trinità e S.Croce.
Si legge nell’atto di fusione: “Ambe esse Confraternita andaranno nelle Processioni sotto il med. Stendardo e Croce della Santiss.a Trinità, nel quale stendardo resterà dipinta la Santiss.a Trinità et dall’altra la Pietà con Sant’anna e San Pietro Martire.”
Da un: “Inventaro delli beni mobili et immobili della Chiesa della S.ma Trinità del logo di Graglia” si rileva: “Ha per istromenti per far le processioni due Confaloni, uno già ramisso et traciato attacato il muro che divide l’oratorio dalla Chiesa dalla parte destra et l’altro più novo dalla sinistra con cimiero dorato et suo bastone”.
I “Confaloni” furono rifatti una prima volta nell’anno 1737 dal pittore D. Antonio Domenico Saa. Nell’affidamento dell’opera venne stabilito che il “Confalone” degli uomini doveva raffigurare da una parte la SS.Trinità e dall’altra la Pietà, mentre quello delle donne doveva presentare da un verso la Madonna della Cintura e dall’altro la Madonna del Rosario. Quasi un secolo dopo i “Confaloni”, “stante la loro decrepitezza per il lungo uso”, nel 1862 furono rinnovati dal pittore gragliese e confratello Gioacchino Borione.
Giova, peraltro, anche ricordare che negli Statuti del 1583 che regolarono fusione delle allora esistenti Confraternite alla voce: “dell’insegna che deve portar il Presidente andando alle Processioni et sepolture et altri luoghi opportuni”, si nota che questa insegna consisteva in: “una croce con San Pietro Martire che l’abbraccia con un Jesus da una banda et la Madonna del Santissimo Rosario dall’altra… di metallo ben lavorato, qual Croce così composta esso Presidente porterà sempre in mano alle Processioni… et stando all’Ufficij et Congregationi la tenerà sempre avanti a lui sovra la cadrega.”
Era questa chiamata l’“insegna maggiore” o “arma delle tre Confraternite” e se il Presidente era nobile poteva anche imporre su di essa il proprio stemma. L’“arma minore” invece era il sigillo d’ottone o di ferro, con le stesse immagini, con cui il Presidente “sigillava le lettere, Costitutioni, decreti”.

Oggetti devozionali

Lanterne processionali del secolo XVIII, proveniente dalla Chiesa di S.Croce in Graglia.
Bastoni processionali priorali del secolo XVIII, raffiguranti lo stemma della Confraternita, provenienti dalla Chiesa di S. Croce in Graglia.
Crocefisso processionale di legno dipinto e dorato ( sec. XVIII), con baldacchino e bardatura (fusciacco). Questo Crocifisso viene tradizionalmente portato in processione dagli uomini vestiti con l'abito rosso.
Crocifisso processionale di legno dipinto in azzurro e dorato (sec. XVIII), con baldacchino e bardatura (fusciacco). Questo Crocifisso, un pò più piccolo del precedente, è tradizionalmente portato dalle donne. I baldacchini dei Crocifissi sono in tessuto pregiato, ricamato con fili dorati e argentati.
Reliquario in legno dorato (sec. XVIII) contenente la reliquia del Beato Amedeo IX di Savoia.
Ostensorio in metallo sbalzato e dorato.

Il campanile

Le annose vicende che negli anni, hanno sottolineata, turbata, agevolata l'esistenza, la vita e la continuità delle diverse Confraternite e le loro sedi, oratori e chiese, di certo non hanno risparmiato il simbolo della comunità quale era ed è il campanile e le campane… Tant’è vero che nell’atto dell’unione del 1680 tra la Confraternita di S. Anna e la Confraternita di S.Croce, al punto undicesimo dei Capitoli “da osservarsi nell’Unione delle Venerande Confraternite” si legge: “Ritrovandosi il Cantone di Valle remotto e lontano dalla Chiesa di S.Croce sud.a, in modo che il più delle volte non s’ode il suono della campana, se ne farà fare un’altra più grossa a communi spese e reponerla in alto, acciò comodamente si senta”.
Va rilevato che la Chiesa di S.Anna, ultimata nella sue parti essenziali, nel 1609 e con l’oratorio dei confratelli trasportato dietro all’altare maggiore, appare in un inventario della Parrocchia come: “fabricatta da Confratelli disciplinati et si celebra Messa al suo altare provisto delle cose necessarie alla santa Messa, governata da d.i Confratelli conforme le sue regole et capitoli, qual Chiesa ha il suo Campaniletto et campana di mediocre grosezza…”.
Parallelamente la Chiesa della SS. Trinità del luogo di Graglia: “si ritrova la Chiesa di travate sette con assai bella volta incluso oratorio nel quale si recita l’officio della B.V. da Confratelli della S.ma Trinità con una sacrestia verso occidente. Tiene sua facciata verso mezo dì e levante, con piaza avanti, nella sua parte sinistra di d.a faciata ha un campanile con campana di dieci o dodici rubbi…”.
Abbisognando la Chiesa di S. Croce di una totale ricostruzione, nel 1608 venne rifatto il coro dei confratelli insieme con la costruzione del campanile. Dai “capitoli da osservarsi nella fabricha del horatorio della Santis.ma Croce tra li maestri che pigliarano d.a fabricha e la compagnia pred.a” si legge: “…più saranno tenuti detti m.ri fabricar il campanile d’altezza di un trabucho sopra il colmo di detto oratorio netto da farsi ed di larghezza et longhezza come gli sarà dessignato per detta Compagnia. Più detti m.ri saranno tenuti a far le muraglie di detto campanile di groseza cioè li cantoni di teste cinque de mattoni dal piano delle fondamenta sino alla cimità di detto campanile…”. “…la detta compagnia sarà obbligata dar a detti m.ri in pagamento delle cose sudette cioè delle muraglie si oratorio che campanile pagar fiorini dodeci et grossi sei per sei caduno trabucho di muraglia et dil coperto fiorini sei et grossi tre per caduno trabucho si oratorio che campanile tanto coperto che agugia”.
In un documento del 1628, a proposito della Chiesa di S. Croce si rileva che: “si era fabricato un nuovo oratorio et campanile di mediocre altezza et il restante della Chiesa si era in procinto di riedificarla et rinnovarla”. Solo nel 1640 si gettarono le fondamenta di un nuovo campanile che però non venne mai ultimato. Nel 1684 venne definitivamente abbandonata la costruzione del campanile; tra il 1695 ed il 1698 il mastro Stefano Ramma adattò a campanile, rialzandolo, un torrione del Castello che la Confraternita aveva acquistato con i caseggiati vicini, da Antonio Maffeo, sin dal 1641. Nella prima metà del secolo XIX il Comune con sede nell’adiacente palazzo, vantò su di esso diritti di proprietà e decise di demolirlo.
Nell’ordinato del 22 agosto 1832 si legge:“…essersi sotto il venti corrente il Sig. Gio. fu Maurizio Cantone consigliere della Com.tà stessa fatto lecito di portarsi sul detto Campanile provveduto di scure pasando per la scala, che da l’adito alle camere superiori della Sacrestia ed al Campanile stesso propria della Confraternita ed ivi intraprendere la demolizione di detto Campanile…”.
Composta amichevolmente la vertenza si stava studiando il modo di costruirne un altro più vicino alla Chiesa. Su disegni del geom. Bartolomeo Anselmetti, presentati nell’ottobre del 1866, venne affidata l’esecuzione all’impresa di Maurizio Borrione che portò a termine la costruzione entro il 1867 con una spesa di L. 2500.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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