La Chiesa della Madonna della Neve in Campra

 

La sua storia

La storia della Chiesa della “Madonna della Neve” di Campra è strettamente correlata alla realizzazione del Santuario di Graglia che ebbe origine da un grandioso progetto, denominato "Novella Gerusalemme o sia Palestina del Piemonte, detta di San Carlo a Graglia", di don Nicolao Velotti, vercellese, nominato parroco di Graglia nel 1615, che prevedeva la realizzazione di un Sacro Monte, comprendente 100 cappelle, tra il paese di Graglia (m 600) ed il Colle San Carlo (m 1020).

 

Chiesa della “Madonna della Neve” di Campra

Sono piccole, spesso abbandonate, chiuse, persino dirute e consunte dalle intemperie e dal deserto, lasciato dall'esodo rurale. Sono le Chiese di campagna.

Il loro volto è però inconfondibile e dimostra come Dio per primo non disdegni una dimora umile e come sia possibile che l'Infinita Nobiltà, possa albergarsi nella semplicità delle Chiese e delle persone, che le frequentarono e frequentano a tutt’oggi. Ogni Chiesa è segnata dalla presenza del sacro potentemente evidente, ma mentre nelle cattedrali e in tutti i grandi ornamenti, tale presenza è contraddistinta dalla magnificenza creativa dell'uomo che vuol dimostrare a Dio e al mondo il suo ingegno, nelle chiesette di campagna, l'uomo e la natura, si danno la mano armonicamente per accogliere, contemplare e adorare Dio soltanto.

È in chiese così che l’architettura si sposa alla perfezione con la natura. Il luogo viene scelto con l’attenzione tipica di chi conosce il territorio: vicinanza a un corso d’acqua; una pur ridotta radura che consenta il convenire e lo stare insieme anche all’esterno della chiesa e, al contempo, la visibilità di uno spazio dove la gratuità si arricchisce del silenzio.

 

L’orientamento appropriato affinché la luce del sole penetri al momento giusto e negli spazi adatti per divenire simbolo eloquente della luce di Cristo. Sovente i materiali sono semplici, come le persone che li usano: pietre ricavate dal torrente adiacente, mattoni cotti nella fornace locale, calce che trae la propria consistenza più dalla passione e dalla fatica dei lavoratori che non dalle sue proprietà naturali. La devozione e la fede che senza dubbio hanno animato le diverse generazioni che ne hanno varcato la soglia, hanno lasciato traccia visibile delle preghiere, delle invocazioni e dei ringraziamenti, nei quadri votivi che decorano con la loro significativa presenze, le pareti delle cappelle.

I quadri votivi, numerosi nella Chiesa della Madonna della neve di Campra, sono il documento di una tacita riconoscenza, in un rapporto diretto tra la Madre Celeste ed il devoto che viene raffigurato in atteggiamento idealizzato di preghiera. Le donne in ginocchio con le mani giunte, vestono l’abito della festa ed alcune sul capo portano il velo bianco, mentre gli uomini si rivolgono alla Madonna con il cappello in mano o posato sul pavimento. In molti casi l’invocazione al Cielo sale direttamente dal letto dell’infermo. Sono la rappresentazione dei momenti vissuti dal devoto: l‘invocazione ed il ringraziamento. Il quadro “ex voto” rappresenta quind non la celebrazione di un evento inconsueto, ma la stipula di un particolare patto tra il mondo celeste ed il mondo terreno.

Tutto questo porta a scoprire e ad ammirare la Chiesa della Madonna della neve di Campra e a ripercorrere la sua storia. Il protonotario e teologo don Agostino Dal Pozzo nel suo “Ragguaglio della divotione della Madonna santissima di Loreto di Campra, e di San Carlo di Graglia, con un trattato della cagione de’ miracoli” del 1655 scrive:
“Pare, che Dio vogli, che Graglia specialmente si salvi mentre per la moltiplicatione delle divotioni, & gratia in più luoghi comunicate dovrebbe suggerirgli il far bene. E se non bastava la divotione di S. Carlo, e quella di Loreto ha determinato il Cielo, che vi fosse la terza, sotto il titolo della Madona Santissima di Campra,non di minor stima.”

Prosegue Don Dal Pozzo:
“Si vede nella campagna di Campra……nel più bello una Capella, o sia Oratorio, sotto il titolo di Maria Vergine della Neve. È fabbricata quasi in quadro. L’ampiezza di piedi quatordeci circa: fatta a volta, ben polita, con suo pavimento. Non tiene fenestra a maggior divotione. L’altare è verso l’occidente. A questo v’è pittura di Maria Vergine sopra la tela, assai ben fatta, alta circa doi piedi, larga un piede e mezzo: con ornamento nel muro: et questa serve per l’icona.”

La storia della Chiesa della “Madonna della Neve” di Campra è strettamente correlata alla realizzazione del Santuario di Graglia che ebbe origine da un grandioso progetto, denominato "Novella Gerusalemme o sia Palestina del Piemonte, detta di San Carlo a Graglia", di don Nicolao Velotti, vercellese, nominato parroco di Graglia nel 1615, che prevedeva la realizzazione di un Sacro Monte, comprendente 100 cappelle, tra il paese di Graglia (m 600) ed il Colle San Carlo (m 1020). Si trattava di un progetto missionario di evangelizzazione visiva, che avrebbe dovuto far conoscere e ricordare al pellegrino le principali veritá della Rivelazione Cristiana, attraverso la rappresentazione, tramite scene realizzate con gruppi statuari, degli episodi salienti della nostra Fede: dalla creazione, alle varie fasi della vita di Gesú, fino alla gloria di Dio e dei Beati in Cielo.

I lavori iniziarono nel 1616 con la costruzione sul colle della Chiesa di San Carlo (che rimarrá incompiuta e molto ridimensionata rispetto al progetto iniziale) e di alcune cappelle dedicate alla Passione ed alla morte di Cristo. Nel 1617, ad 800 m di altitudine, dove oggi sorge il Santuario, venne edificata una Cappella dell'Annunciazione, costruita sulle misure della Santa Casa di Nazaret, venerata nel Santuario di Loreto, in cui, oltre alle statue di terracotta dell'Angelo Gabriele e di Maria, venne posta una statua in legno di pioppo della Madonna Lauretana, fatta scolpire a Torino nel 1620. Intorno a questa statua si sviluppó subito un'intensa devozione mariana, che portava molti pellegrini alla cappella.

Negli anni successivi sorsero altre cappelle, arredate con statue di terracotta policroma e dedicate alla nascita di Gesú, all'Adorazione dei Magi, alla presentazione di Gesú al Tempio, alla Circoncisione, alla strage degli Innocenti (quest'ultima non piú esistente). La morte di don Velotti nel 1626, segnó una battuta di arresto dei lavori. Il successore don Garrono, infatti, per evitare, soprattutto in inverno, la lunga marcia dei pellegrini per raggiungere il colle S.Carlo, fece costruire, alle porte di Graglia, un oratorio dedicato alla Madonna della Neve, con annessa abitazione per i sacerdoti che dimoravano a S.Carlo. Tale costruzione non prevista dal progetto del Sacro Monte, venne in seguito annessa ad esso e diede vita alla Chiesa della Madonna di Campra, ancora oggi molto frequentato, soprattutto in occasione della festa del 5 agosto.

La Chiesa si trova ai margini dell'abitato di Graglia, verso il monte, nella località Campra. Si tratta di un luogo aperto verso il bellissimo paesaggio montano della Valle Elvo ed in vista del Santuario di cui questa chiesetta campestre può essere considerata il primo avamposto. La costruzione originaria risale al 1628 ma fu riedificata, in una posizione più arretrata rispetto alla precedente, tra il 1825-1826 su disegno di mastro Andrea Zanetto di Graglia, mentre il campanile barocco in mattoni a vista risale al 1778 ed è opera dei mastri Rama e Buscaglione anche essi di Graglia. Ha unica navata, un solo altare in marmo del 1850 opera di Giacomo Bottinelli di Biella. L'altare è sormontato da un' ancona in finto marmo dei fratelli Fussotto di Mongrando.

Al centro dell'ancona si trova il quadro della Madonna ed a contorno dello stesso un cielo di nubi d'argento con cherubini di legno dorato. La facciata, che è stata restaurata recentissimamente, presenta alcuni affreschi che ornano le nicchie: nella parte alta il Cristo e San Giuseppe con Bambino invece nei due medaglioni più in basso Santa Maria e Santa Fede eseguite in occasione del matrimonio della figlia Ornella (giugno 1947) dal pittore gragliese Paolo Giovanni Crida.

Il già citato protonotario e teologo don Agostino Dal Pozzo nel suo “Ragguaglio della divotione della Madonna santissima di Loreto di Campra, e di San Carlo di Graglia, con un trattato della cagione de’ miracoli” a proposito del quadro della Madonna, collocate al centro dell’ancona, scrive:
“….V’era fama che questa pittura fosse gratiosa: il che cagionava, che a questa Capella vi fosse gran concorso con Novene…… D’ordine di Monsignor Illustrissimo Goria Vescovo di Vercelli si presero alcune informationi di gratie…… E così per aumento di divotione in honore di Maria Vergine se ne accenneranno alcuni casi.”

Racconta don Dal Pozzo nel suo “Ragguagio”:
“Un Sig. Gio Pietro Caprario della Città d’Ivrea, essendo stato per il spatio di venti anni privo della maggior parte della vista…..s’andò nella Capella di Campra casualmente ed ivi orando restò soprapreso da divotione non mediocre, qual lo risolse in lagrime: et all’hora (dice) si spiccò la pittura di Maria Vergine qual è sopra l’altare, et accostandosi con una mano gli asciugò gl’occhi…..et in quell’istante recuperò la vista; il chef u l’ultimod’Agosto dell’anno 1628”.

E ancora:
“Maria Zanona pur di Graglia giudicata d’esser sorpresa da spirito maligno: indi li sopragionse infermità di corpo: et in tal stato essendo, s’invotò di far la Novena alla sodetta Capella: quaò finite si ritrovò libera dallo spirito et dell’infermità”.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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